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Musicaterapia: 7 modi per cui influenza l’umore.Principi.Modelli.Campi di applicazione.

  • Andreeva E.
  • 29 set 2016
  • Tempo di lettura: 6 min

La musica cambia il nostro umore in diversi modi: essa fa confluire l’umore verso precisi stati d’animo e genera diversi sentimenti.

La musica da sempre, accompagna la nostra esistenza, ci fa rivivere emozioni, momenti del nostro passato; le sue vibrazioni hanno accesso diretto alle nostre emozioni. Queste caratteristiche rendono la musica uno degli strumenti principali per stuzzicare i nostri stati d’animo. Una ricerca sulla psicologia della musica eseguita da Saarikallio e Erkkila (2007), ha analizzato i modi in cui le persone utilizzano la musica per controllare e migliorare il loro stato d’animo intervistando otto adolescenti della Finlandia. Sebbene questo gruppo di persone risulti molto piccolo e specifico, in realtà, ha permesso di stilare una lista veramente utile su come i brani musicali abbiano delle funzioni sul nostro umore e svolgano anche una funzione di strategie da seguire:

  1. Intrattenimento: La musica stimola la mente. Possiamo sollevare l’umore ascoltando brani prima di uscire, per passare il tempo, mentre stendiamo il bucato o facciamo dei lavori. Ci accompagna nei viaggi, mentre leggiamo o navighiamo sul web

  2. Rivitalizzante: ci rivitalizza il mattino e ci può calmare la sera.

  3. Crea forti sensazioni: ci può fornire profonde, emozionanti esperienze emotive, in particolare durante un’esecuzione dal vivo.

  4. Diversivo: distoglie la nostra mente dai pensieri spiacevoli, quando ci sentiamo affranti, tristi o arrabbiati è sempre meglio riempire il silenzio ascoltando qualcosa che ci faccia sentire meglio! E a maggior ragione quando veniamo presi dalla noia.

  5. Scarico: proprio come uno scarico del bagno, le sue vibrazioni ci liberano, puliscono, spurgano sensazioni cattive.

  6. Lavoro mentale: ci incoraggia asognare ad occhi aperti, ci fa scivolare in vecchi ricordi, ci fa esplorare il passato.

  7. Conforto: crea emozioni comuni, esperienze condivise, una connessione a qualcuno che si è perso.

Queste sette strategie mirano tutte a due obiettivi: controllare e migliorare l’umore. La bellezza della musica è che può realizzare più di un obiettivo alla volta. Una musica vivace, allegra, può rivelarsi come un vero e proprio diversivo, qualcosa che ci renda divertiti e rivitalizzati. La musica soul, specialmente quando ci sentiamo tristi, è in grado di fornire un buon sollievo, incoraggiare il lavoro mentale e le emozioni di scarico. Di esempi se ne potrebbero trovare un’infinità!

La musica come terapia

Sono stati molti i risultati ottenuti da Saarikallio e Erkkila. Per esempio, si dimostra come la distrazione sia considerata una delle strategie più efficaci per regolare l’umore. Alla musica è stata data anche una forte capacità di creare degli stati riflettenti, ovvero la tendenza di vederci in maniera distaccata e permetterci una maggiore comprensione delle nostre emozioni.

Esiste però anche un collegamento negativo che Saarikallio e Erkkila considerano a proposito della musica; infatti la musica triste potrebbe promuovere elucubrazioni mentali. L’elucubrazione è uno stato emotivo che, ironia della sorte, può portare a pensieri talmente meticolosi da portare a un eccessivo ragionamento contorto.

Tuttavia, Saarikallio e Erkkila hanno scoperto che la musica aumenta la comprensione dei sentimenti, e ci permette di capire che cosa sono le emozioni che proviamo durante l’ascolto.

Principi

I principi base della pratica musicoterapeutica sono:

  1. il paziente è parte attiva della terapia;

  2. la centralità del rapporto di fiducia e l'accettazione incondizionata rispetto al paziente;

  3. l'adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta;

  4. scambio reciproco di proposte tra paziente e musicoterapeuta;

  5. stabilimento di un legame tra il musicoterapeuta e il paziente grazie al suono.

Il musicoterapeuta è quindi un mezzo attraverso il quale un paziente si apre e "tira fuori" le proprie emozioni.

La musica dà alla persona malata la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il linguaggio non-verbale.

Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, cioè individui che sono in una condizione patologica, per cui tendono a rinchiudersi in sé stessi rifiutando ogni comunicazione con l'esterno. La musica dunque permette al mondo esterno di entrare in comunicazione con il malato, favorendo l'inizio di un processo di apertura.

Il tecnico di musicoterapia deve prestare attenzione a non sovrapporsi con il suo operato ad altre figure professionali al fine di evitare conflittualità operative nell'equipe; in particolare il tecnico di musicoterapia non possiede gli elementi formativi per interpretare la comunicazione sonora sotto il profilo psicoterapico, ma essenzialmente sotto il profilo cognitivo-parametrico. Per quanto riguarda l'aspetto riabilitativo il tecnico di musicoterapia può operare all'interno di una equipe nella quale siano presenti le figure sanitarie responsabili.

Modelli

Poiché sostanzialmente la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona, si configureranno ambiti diversi di applicazione della metodica a seconda che l'utente sia singolo o gruppo, paziente o discente. Un'ulteriore moltiplicazione dei modelli musicoterapici si avrà poi in relazione alle finalità che si vogliono perseguire. Nella attuale fase di ricerca nella disciplina emergente si può parlare di musicoterapie più che di musicoterapia.

Storicamente possiamo distinguere la musicoterapia attiva (suonare) da quella recettiva (ascoltare), ma è una discrezione limitata, poiché lo stesso metodo può cambiare a seconda dell'applicativo.

Si può invece evidenziare una più precisa differenza tra le Scuole in base al core d'intervento che può esserepsicoanalitico, psicosomatico, somatico.

  1. Scuole a impianto somatico In questi casi l'utente è un singolo e si tratta di un paziente. Il fine è terapeutico.

  2. Scuole d'impianto psicosomatico L'utenza è costituita da singoli o gruppi. Spesso, ma non solo, bambini, anziani e disabili mentali. Il fine è sviluppare o mantenere le capacità cognitive, espressive e di apprendimento, orientamento e coordinamento motorio.

  3. Scuole a impronta psicoanalitica L'utenza è costituita da singoli o gruppi. Il fine è sviluppare gli aspetti sociali della persona.

  4. Musicoterapia umanistica

Campi di applicazione

  1. La musicoterapia può essere utilizzata a vari livelli, quali l'insegnamento, la riabilitazione o la terapia.

Per quanto riguarda la terapia e la riabilitazione, gli ambiti di intervento riguardano preminentemente la neurologia e lapsichiatria:

  1. autismo infantile

  2. ritardo mentale

  3. disabilità motorie

  4. morbo di Alzheimer ed altre demenze

  5. psicosi

  6. disturbi dell'umore

  7. disturbi somatoformi (in particolare sindromi da dolore cronico)

  8. disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa)

  9. morbo di Parkinson

  10. In ogni caso, gli interventi di tipo clinico rimangono di esclusiva competenza degli esercenti le professioni sanitarie.

Lo studio della musica in medicina è un campo sempre più in via di sviluppo che in passato è stato largamente indirizzato all'utilizzo della musica come terapia complementare. Sempre più interesse si è concentrato sulla comprensione dei meccanismi fisiologici che sottostanno agli effetti della musica e sulla capacità di essa nel modulare le risposte metaboliche. La ricerca ha stabilito un ruolo della musica nella regolazione dell'asse ipotalamo-ipofisario, delsistema nevoso autonomo, del sistema immunitario, che hanno, a loro volta, un ruolo chiave nella regolazione delmetabolismo e del bilancio energetico. Scoperte più recenti hanno dimostrato un ruolo della musica nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica ed intestinale, nella modulazione dei sintomi gastrointestinali legati al cancro, e nell'aumento del metabolismo lipidico e della clearance dell'acido lattico durante l'esercizio e il recupero dopo lo sforzo.

Fonti: Benenzon R.O. Manuale di Musicoterapia. Edizioni Borla, Roma, 1983.(EN) Bonny H. Facilitating GIM sessions. AN ICM Publication, Salinas, 1999.(EN) Nordoff P., Robbins C. Creative Music Therapy. Harper Row Publishers, New York, 1977.(EN) Priestley M. Music therapy in action. Barcelona Publishers, St. Luis, 1975.Orff, G. (1980). The Orff Music Therapy. New York: Schott Music Corporation.Nutrendosi di suono. Otto musicoterapisti si raccontano, Maria Broccardi (a cura di), Pacini ed.Laura Gamba, Musicoterapia per crescere. Percorsi riabilitativi dall'infanzia all'adolescenza, Carocci ed.Paolo Cattaneo, La Canzone come esperienza relazionale, educativa, terapeutica, Ricordi Universal Publishing, Milano, 2009Léon Bence - Max Méreaux, MUSICOTERAPIA - Ritmi armonie e salute, Edizioni Xenia, Milano, 1990.Amedeo Benedetti, Comunicazione e osservazione per musicoterapeuti, Genova, AISMT, 1997.Ernestina Zavarella - "ITINERARI DI MUSICOTERAPIA" (da "GIOCHI PER CRESCERE INSIEME. MANUALE DI TECNICHE CREATIVE", a cura di Sabina Manes, Franco Angeli Editore, 2007).Caneva Paolo Alberto - "Songwriting. La composizione di canzoni come strategia di intervento musicoterapico", Armando Editore, Roma, 2007.Ezzu A., Messaglia R. Introduzione alla Musicoterapia. Musica Practica, Torino, 2006.Giulia Cremaschi Trovesi - Il Corpo Vibrante - Teoria, pratica ed esperienze di musicoterapia con bambini sordi - Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2001Mauro Scardovelli - Musica e trasformazione - Edizioni Borla, Roma, 1999Gerardo Manarolo - Manuale di musicoterapia- Edizioni Cosmopolis, Torino, 2006Gerardo Manarolo - Psicologia della musica e musicoterapia - Edizioni Cosmopolis, Torino, 2009Silvio Luigi Feliciani (a cura di) - Olav Skille : il suono a bassa frequenza nella terapia musicale - Aracne Edizioni, Roma 2010Lucia Cavallari, Michele Cavallari - Suono, musica, musicoterapia - Bordeaux Edizioni, 2013The impact of music on metabolism,Alisa Yamasaki, B.A., Abigail Booker, B.A., Varun Kapur, M.D., Alexandra Tilt, B.A., Hanno Niess, M.D., Keith D. Lillemoe, M.D., Andrew L. Warshaw, M.D., Claudius Conrad, M.D., Ph.D. - [2]

 
 
 

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